Abbiamo detto che la produzione di un miele di
qualità interessa tutto il percorso, a cominciare dalla scelta
del territorio per la postazione. Ma quando ci troviamo davanti
al vasetto di miele, come verificarne la qualità?
In primo luogo il miele deve rispondere a delle
prescrizioni di legge, ma le vigenti normative garantiscono in realtà
solo un livello minimale di qualità. Laddove è richiesto
un livello più elevato, ad esempio per produrre un miele
da valorizzare attraverso un marchio, devono essere considerati
dei parametri più ristretti.
Per quanto riguarda la verifica dei criteri base
(genuinità e salubrità), sono necessari metodi di
indagine complessi, da svolgersi esclusivamente presso laboratori
specializzati, mirati alla ricerca delle adulterazioni e dei residui.
Anche i controlli di pulizia, umidità e
freschezza del miele, richiedono analisi per le quali sono necessarie
apparecchiature più o meno complesse. Tuttavia ai fini di
una valutazione orientativa, molte verifiche possono essere fatte
direttamente dall'apicoltore, purché adeguatamente preparato.
Per la pulizia, intesa come presenza di
impurità, esistono dei test di filtraggio che consentono
di quantificare e identificare la natura delle eventuali sostanze
estranee, ma un semplice esame visivo è già sufficiente
ad evidenziare la presenza di impurezze (polvere, frammenti di cera
e di insetti, corpuscoli vari). La presenza di odori e sapori
estranei (fumo, repellenti chimici, favo vecchio, etc.) può
essere rilevata attraverso l'esame organolettico.
L'umidità si determina mediante uno
specifico apparecchio, il rifrattometro, di cui esiste anche una
versione da campo, relativamente poco costosa e appositamente tarata
per il miele (mielometro). Ma sul miele liquido anche l'osservazione
della fluidità può orientare circa il grado di umidità.
Ricordiamo che il contenuto in acqua in un miele di qualità
non dovrebbe essere maggiore del 18%.
La freschezza del miele si misura in laboratorio
attraverso la determinazione di due parametri che si modificano
con l'invecchiamento o il riscaldamento: l'HMF e l'enzima diastasi.
Ma anche organoletticamente è possibile percepire in un miele
troppo vecchio o scaldato un sentore particolare, di cotto o caramellato.
Per un miele di qualità il contenuto in
HMF non dovrebbe superare i 10 mg/kg al momento del confezionamento
e i 20 mg/kg al commercio. Il contenuto in diastasi è molto
variabile in mieli di origine diversa: in generale deve essere superiore
a 8, ma esistono mieli naturalmente poveri in enzimi per i quali
è accettabile un valore di 3.
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