I mieli uniflorali italiani

La qualità e la valorizzazione del miele

Mappa del testo Home Indietro Avanti

Denominazioni d'origine botanica: i mieli uniflorali

I mieli uniflorali vengono normalmente considerati una tipologia in qualche modo "privilegiata", ma come si è detto questa maggiore considerazione di cui essi godono rispetto ai multiflorali non corrisponde necessariamente ad un loro valore intrinsecamente superiore, o almeno non lo è sempre.

Certamente alcuni tipi di miele uniflorale sono particolarmente apprezzati e ricercati sul mercato, ma altrettanto possono esserlo alcuni tipi di millefiori. D'altra parte ci sono invece dei mieli uniflorali che presentano, sotto il profilo qualitativo e della commercializzazione, degli aspetti negativi o comunque non graditi alla maggior parte dei consumatori, legati proprio alla loro origine: ad esempio un gusto o un aroma particolari, una tendenza a cristallizzare irregolarmente, a presentare elevata umidità, etc.

Il vantaggio offerto dai mieli uniflorali risiede essenzialmente nella possibilità di immettere sul mercato una gamma di prodotti differenziati e tipizzati con caratteristiche costanti e riconoscibili, in grado di stimolare la curiosità del consumatore più attento o di soddisfarne il gusto in modo particolare. In altri termini, la possibilità di accedere ad una fascia di mercato più selezionata. Ciò implica di conseguenza una migliore resa economica del prodotto, cosa peraltro ampiamente giustificata dal fatto che la produzione dei mieli uniflorali richiede all'apicoltore maggiore impegno e professionalità.

Un problema alquanto complesso sorge però quando si tenta di dare una definizione precisa di miele uniflorale, anche perché mieli rigorosamente e assolutamente uniflorali non esistono o, al più, sono etremamente rari. La difficoltà, per un prodotto così variabile, risiede nel trovare dei limiti e dei criteri che definiscano ciascun tipo di miele, tali da renderlo riconoscibile e controllabile.

Le schede di caratterizzazione riportate in questa pubblicazione, relative a 18 tipi di mieli uniflorali italiani, sono il frutto di un lungo e complesso lavoro di ricerca volto a individuare parametri analitici utili per la diagnosi dell'origine botanica del miele e, per quanto possibile, di semplice esecuzione. Tali parametri riguardano le caratteristiche chimiche, fisiche, organolettiche e microscopiche, in quanto l'origine botanica di un miele influisce da un lato sulla sua composizione chimica (e conseguentemente sulle proprietà fisiche e organolettiche, che sono collegate alla composizione), dall'altro sulla presenza degli elementi microscopici (polline ed altri elementi figurati) derivati dal nettare o dalla melata.

Una volta individuati i parametri analitici più idonei, sono poi stati definiti gli ambiti di valori caratteristici per i diversi tipi di miele, cosa anche questa non semplice, data l'estrema variabilità del miele. Tale difficoltà è stata in parte superata attraverso l'esame e il confronto di un grande numero di campioni.

Questo tipo di approccio globale, in cui tutti gli elementi analitici vengono valutati e confrontati, permette di giungere a un giudizio ragionevolmente corretto sul prodotto, ma non consentirà mai di quantificare matematicamente in che percentuale il nettare dell'una o dell'altra specie partecipa alla formazione di un miele.

Dobbiamo però avere chiaro che di fatto, la cosa più importante non è che l'esatta percentuale di un particolare nettare sia superiore a un tot prestabilito, ma che le caratteristiche globali del prodotto siano rispondenti.

Può avvenire ad esempio che un miele di agrumi contenga una discreta quantità di miele di sulla, senza che le sue proprietà ne risultino sostanzialmente alterate dal momento che il miele di sulla è di colore ugualmente chiaro ed è privo di caratteristiche olfattive e gustative marcate.

Al contrario, può risultare di grave pregiudizio una contaminazione anche modesta ma con un miele dalle caratteristiche spiccate, in grado di alterare il quadro d'insieme, sia organolettico che analitico (ad esempio una piccola presenza di melata può compromettere una partita di miele di acacia o rododendro).

Insomma, chi ha il compito di analizzare il miele deve tenere conto del fatto che non esiste un modello astratto e perfetto di miele uniflorale, e deve essere consapevole dei limiti intrinseci degli strumenti analitici di cui dispone, che non vanno quindi applicati in modo rigido e schematico. Deve piuttosto essere in grado di interpretare in senso globale i diversi risultati analitici per giungere ad una valutazione corretta del prodotto.

E infine non deve mai perdere di vista quello che è il destinatario e in definitiva il giudice finale e inappellabile: il consumatore. Questi non dispone di sofisticate attrezzature di laboratorio, ma si limita, giustamente, a fare un apprezzamento globale, più o meno attento e corretto a seconda delle sue aspettative e della sua conoscenza del prodotto. E la cosa per lui più importante è che quando compra un miele di agrumi questo sappia di miele di agrumi, con il colore, l'aroma, il gusto e tutte le altre caratteristiche che gli sono peculiari.

di Livia Persano Oddo

    Inizio pagina