L'analisi organolettica
L'analisi sensoriale consiste nella valutazione
delle caratteristiche di un prodotto attraverso gli organi di senso,
attraverso i quali si percepiscono le caratteristiche organolettiche
di un prodotto.
Nell'analisi sensoriale si possono distinguere
due approcci diversi che occorre sempre differenziare per non cadere
in errori grossolani.
Possiamo definire come analisi descrittiva
quella parte dell'analisi sensoriale che cerca di descrivere un
prodotto in maniera obiettiva e riproducibile.
Il degustatore viene considerato come uno strumento
di misura, selezionato e addestrato con opportuni esercizi di "taratura"
in modo da obiettivare e rendere riproducibili le risposte sensoriali.
L'analisi edonistica (o affettiva) studia
invece le preferenze e le avversioni dei consumatori, che sono determinate
non solo dalla natura del prodotto e dalla fisiologia sensoriale,
ma anche della psicologia del consumo, dalle abitudini alimentari,
dai condizionamenti socio-culturali, etc. Sapere se un prodotto
piacerà o meno, non è meno importante rispetto alla
descrizione delle sue caratteristiche obiettive, ma non può
essere studiato con gli stessi metodi.
L'analisi edonistica viene condotta con opportuni
test su gruppi di consumatori e i risultati, interpretabili in termini
statistici, sono utili per definire le tendenze della popolazione
studiata.
L'analisi sensoriale è l'unico sistema che
ci permette di sapere come un prodotto viene percepito da chi lo
consuma. Essa consente inoltre di ricavare importanti informazioni
senza ricorrere ad analisi di laboratorio, in particolare per alcuni
difetti o alterazioni.
Il maggior problema dell'analisi sensoriale consiste
nella difficoltà di ottenerne dei risultati obiettivi. Selezionare,
addestrare e mantenere i gruppi di assaggio (panel) comporta un
impegno notevole. Di conseguenza, in molte situazioni pratiche il
giudizio organolettico è ancora appannaggio di singoli esperti,
il cui parere, per quanto ponderato, non può essere considerato
come un risultato, ma come un'opinione che deve essere confermata
da altri tipi di analisi o dal giudizio autonomo di altri assaggiatori.
Un altro limite è rappresentato dalla difficoltà
di descrivere e comunicare in maniera completa e precisa le percezioni
sensoriali: è stridente il contrasto tra l'estrema nitidezza
con cui viene percepita una sensazione, la sua soggettiva evidenza,
e la confusa approssimazione alla quale si è costretti per
tradurla in parole.
Da ciò è nata l'esigenza di definire
un vocabolario di riferimento, costituito da un numero limitato
di termini, semplici e di uso più corrente, in grado di rappresentare
e trasmettere le principali sensazioni organolettiche.
Fra le caratteristiche rilevabili con l'analisi
sensoriale del miele, le più importanti sono quelle relative
ai difetti e, per i mieli di una particolare origine, quelle relative
alla 'rispondenza'.
Il concetto di difetto, analogamente al concetto
di qualità, è tutt'altro che univoco e dipende dal
contesto di valutazione. Riferendoci a quello che abbiamo definito
il modello europeo, sono considerati difetti la presenza di fermentazione
in atto, o anche la possibilità di fermentazione futura,
le alterazioni dovute a una conservazione troppo prolungata o a
un eccessivo riscaldamento, la presenza di odori o sapori estranei
e di impurità.
Il concetto di rispondenza si riferisce alla valutazione
del miele denominato come uniflorale in rapporto ad un modello ideale
che il degustatore ha fatto proprio attraverso l'esperienza pratica
su numerosi campioni.
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