L'analisi melissopalinologica
Ogni miele, a meno che non sia stato sottoposto
a particolari procedimenti di filtrazione spinta, contiene quantità
più o meno elevate di granuli pollinici che derivano in gran
parte dai fiori stessi su cui il nettare è stato raccolto.
Sulla base del riconoscimento di tali pollini, delle percentuali
relative in cui essi compaiono e dell'identificazione di eventuali
elementi indicatori di melata (alghe unicellulari, spore e ife fungine
che si sviluppano nella melata), è possibile risalire con
una buona approssimazione alle fonti di bottinaggio delle api, cioè
all'origine botanica e geografica del miele. È su questo
principio che si basano le analisi melissopalinologiche.
L'analisi melissopalinologica qualitativa
consiste nell'identificazione dei vari tipi pollinici presenti in
un miele e nella determinazione delle relative percentuali di presenza.
L'analisi melissopalinologica quantitativa
consiste nel conteggio del numero assoluto di granuli pollinici
contenuti in 10g di miele (PK/10g).
Questa seconda analisi è necessaria per
confermare i risultati della prima, in quanto numerosi fattori,
tra cui la morfologia degli stessi granuli pollinici e delle piante
da cui derivano, agiscono insieme in modo da determinare una minore
o maggiore presenza di polline nel nettare (mieli a polline iper
o iporappresentato).
Oltre a questa origine diretta (inquinamento primario)
si possono verificare successive contaminazioni del nettare o del
miele da parte di polline estraneo alla fonte nettarifera. Queste
contaminazioni si definiscono inquinamento secondario se avvengono
all'interno dell'arnia, inquinamento terziario se avvengono nel
corso delle operazioni di smielatura.
A seconda della quantità di polline che
contiene, un miele può essere attribuito alle seguenti classi
di rappresentatività:
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