Le analisi fisico-chimiche
Per quanto riguarda le analisi fisico-chimiche,
fermi restando i requisiti di qualità, di cui si è
già detto, e quelli di legge da indagare con specifiche metodologie,
prendiamo qui in esame quei parametri che, dalle ricerche in atto,
sono risultati maggiormente influenzati dall'origine botanica del
miele: colore, conducibilità elettrica, rotazione specifica,
pH e acidità, attività enzimatica (diastasi e invertasi),
prolina e zuccheri. Di queste, come si vedrà meglio in seguito,
non tutte hanno lo stesso potere caratterizzante.
Il colore, oltre che direttamente attraverso
l'analisi visiva, viene determinato oggettivamente attraverso idonee
strumentazioni. Ciascun miele uniflorale, rientra in una gamma di
colorazione ben definita e la cui valutazione è, dal punto
di vista commerciale, un criterio primario.
La conducibilità elettrica è
funzione del contenuto in sostanze minerali del miele ed è
un importante criterio diagnostico per i mieli uniflorali. In particolare
permette la differenziazione dei mieli di melata e di castagno che
presentano valori significativamente più elevati rispetto
ai mieli di nettare o più in generale ai mieli chiari.
La rotazione specifica è determinante
per il riconoscimento dei mieli di melata, caratterizzati da valori
positivi (angolo di rotazione destrogiro), mentre i mieli di nettare
presentano valori negativi (angolo di rotazione levogiro).
Il pH, insieme all'acidità
esprime una misura della forza degli acidi presenti nel miele, derivanti
in parte dal nettare o dalla melata, in parte formati in seguito
a trasformazioni enzimatiche operate dalle api.
Il contenuto in enzimi (diastasi e invertasi)
è considerato prevalentemente un indice di qualità,
tuttavia alcuni tipi di miele presentano naturalmente un tenore
in enzimi particolarmente basso o alto: per questi mieli la determinazione
di diastasi e invertasi rappresenta un parametro di caratterizzazione.
Anche la prolina, amminoacido presente in
tutti i mieli in quantità variabili, può rappresentare
un parametro di caratterizzazione dell'origine botanica, probabilmente
correlato con il contenuto enzimatico.
Lo spettro glucidico del miele è
legato al nettare e alla melata di origine; la quantità dei
due zuccheri semplici glucosio e fruttosio, il loro rapporto, la
quantità di zuccheri superiori o, in taluni casi, la semplice
presenza di un determinato zucchero, sono indicativi di un'origine
botanica e ne costituiscono una sorta di impronta digitale.
I parametri fin qui citati sono quelli più
studiati fino al momento attuale, ma sono in corso ricerche per
individuare particolari componenti (acidi organici, frazione fenolica,
componenti volatili, ecc) la cui determinazione potrà aiutare
l'analista nella diagnosi dell'origine botanica del miele.
Per quanto riguarda poi i metodi analitici, è
attualmente in corso un profondo lavoro di revisione, sia a livello
internazionale (standard mondiale Codex Alimentarius, nuova Direttiva
della Comunità europea sul miele) che nazionale (metodi normati
dall'Ente Nazionale di Unificazione), allo scopo di armonizzare
e aggiornare le tecniche analitiche, in funzione delle moderne strumentazioni
e delle nuove conoscenze acquisite. In attesa delle nuove metodologie
ufficiali di analisi del miele, si rimanda alla pubblicazione della
International Honey Commission, che rappresenta il lavoro più
recente sull'argomento (Bogdanov et al., 1997).
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